La serva di Dio Chiara Corbella Petrillo

 

images (1)Il 13 giugno si è celebrato l’ottavo anniversario della morte di Chiara Corbella Petrillo, una giovane ragazza morta all’età di 28 anni in circostanze che ben danno luogo ad esistere alla sua fama di santità. Si tratta di una storia che mi ha fatto molto riflettere sul senso della maternità, sul valore dei figli, sulla valorizzazione anche della diversità e sulla sopportazione della sofferenza della malattia. Chiara era una giovane sposa, alla sua prima gravidanza i medici diagnosticarono una malattia grave alla piccola, una grave malformazione del cervello, ed invitarono i genitori ad interrompere la gravidanza. Chiara si oppose sostenendo che nessuna vita vale meno di un’altra e fece nascere la bambina che morì solo dopo mezz’ora di vita. La seconda gravidanza anche fu difficile, al feto mancavano le gambe. Ancora i medici consigliarono l’aborto ma Chiara portò avanti la gravidanza, il bambino nacque e dopo poco tempo morì. Allora Chiara ed il marito fecero delle analisi, ma non risultò che avessero particolari problemi nella procreazione, quindi il fatto di avere avuto ben due bambini affetti da gravi malformazioni era stato un’evento del tutto eccezionale e raro in medicina. Aspettarono un’altro figlio, questa volta era sano. Però a Chiara diagnosticarono un tumore alla lingua. Era necessaria una chemioterapia che però avrebbe compromesso la vita del nascituro. Chiara si oppose e portò avanti la gravidanza, il figlio nacque bello e sano, ma la giovane mamma che non si era curata, dopo poco morì. Questa in gergo cristiana si chiama virtù eroica, e c’è veramente dell’eroismo nelle scelte di Chiara. Prima portare avanti delle gravidanze impossibili, poi sacrificare la propria stessa vita. Cosa significa maternità oggi, in un periodo in cui viviamo con malcontento ogni sacrificio, intrappolati in un’eterna adolescenza fatta di irresponsabilità e di desiderio di divertimento? Ho letto esperienze su Internet di mamme che si sono lamentate perchè non hanno potuto vivere la quarantena facendo ginnastica, leggendo ed oziando a causa della presenza di bambini piccoli in casa e, quindi, del peso e fastidio che comportavano. A queste donne farei leggere l’esperienza di  Chiara Corbella Petrillo, che ha molto da insegnare a tutte noi, a noi, che ci lamentiamo di non aver più tempo libero, di non poter uscire a bere con gli amici. Lei, che ha sacrificato la sua stessa vita per il bene del figlio nascituro, è un esempio per tutte le donne svogliate ed inconcludenti che affollano la nostra società. Inoltre, ho letto un’intervista al padre di Chiara nella quale egli affermava che nella casa della figlia c’era comunque buonumore, si è riso e scherzato fino alla fine. Vi era un clima leggero e disteso, non pesante quale lo si immagina in una casa in cui vi è un malato terminale. Questa storia ci fa riflettere ed infine vergognare della nostra pochezza, del nostro lasciarci abbattere dalle difficoltà della vita, del nostro ingigantire i nostri guai, ammantandoci di malumore che abbattiamo sul nostro prossimo. Chiara, esempio luminoso di abnegazione, coerenza e buonumore, ispiraci nei momenti in cui diamo il peggio di noi, ispiraci nel diventare un pò più simili a te. 🙂

 

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